Ipcc: Cambiamento climatico, Italia e soluzioni.
Da pochi giorni è stato pubblicato l’ultimo report dell’Ipcc, il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite: ‘Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability”.
Parlare di cambiamento climatico, non solo dati.
Noi di Bloomings abbiamo spesso parlato dell’importanza dei dati, siano essi applicabili per aumentare la produttività lavorativa o migliorare la vita nel quotidiano, eppure ci sono momenti e situazioni in cui concentrarsi esclusivamente sui dati, per quanto questi restino fondamentali, diventa superfluo.
La particolarità del report è infatti data dal fatto che tende a mettere in secondo piano i dati relativi all’aumento della temperatura e all’innalzamento dei mari per concentrarsi su un fatto lampante:
La nostra vita sul pianeta, l’intera struttura della nostra società, è destinata a cambiare drasticamente se non agiamo immediatamente per cambiare le cose.
Rimandare non è più possibile.
Che la situazione non fosse delle più rosee era chiaro a tutti, ma quanto siamo realmente coinvolti dal problema e quali saranno gli effetti nel nostro territorio se non agiamo immediatamente per correre ai ripari?
L’errore più comune, quando si parla di cambiamento climatico, surriscaldamento globale ed emergenze ambientali, è rifugiarsi nel pensiero che non sia possibile cambiare le cose tramite l’azione individuale, che sia troppo tardi e che si tratti di qualcosa di lontano, indefinito, che non riguarda e non coinvolgerà il nostro presente.
Non è così.
L’Italia non è esclusa dal cambiamento climatico.
Il territorio attorno al mar Mediterraneo, un mare chiuso (e quindi più facilmente soggetto al riscaldamento per natura) è infatti uno degli hot spot più colpiti dalle recenti variazioni.
Siccità, ondate di calore, calo delle risorse agricole, mancanza di acqua, inondazioni, sono tutte situazioni d’emergenza che vediamo aumentare sul nostro territorio periodicamente.
Un pianeta che brucia.
Ci troviamo già in una situazione estrema riguardo l’aumento complessivo della temperatura sulla Terra.
Apparentemente non sembra una variazione pericolosa, ci troviamo infatti ad un aumento pari ad 1,1 gradi.
Per comprendere la reale gravità del cambiamento ci basta pensare che una volta raggiunto il grado e mezzo di aumento, si stima entro una ventina di anni, la mancanza di acqua arriverà ad essere un problema per il 18% dei cittadini europei, intensificato per chi si ritrova a sud del continente, ovvero noi.
Se dovessimo giungere ad un aumento pari a due gradi circa la metà delle case rischierebbe di restare senza acqua in estate, a 3, come attualmente prevediamo per la fine del secolo, il 40% del suolo italiano arriverebbe ad essere troppo arido per essere coltivato.
Cambiamento climatico e salute mentale.
Gli impatti del cambiamento climatico, inoltre, non sono percepibili soltanto a livello economico, politico e fisico.
Ad essere pesantemente influenzata è infatti anche la salute mentale, soprattutto dei più giovani.
Diversi studi evidenziano infatti come nella fascia d’età tra i 15 ed i 25 anni, indipendentemente dalla provenienza geografica, i ragazzi siano enormemente preoccupati per il futuro del pianeta.
Si ha l’impressione collettiva di vivere in un ambiente che cambia troppo in fretta, immersi all’interno di un flusso di informazioni ed avvenimenti più veloci di quanto sia possibile percepire realmente.
Questo provoca una sensazione composta da un grande senso di impotenza, ansia crescente, e perdita di speranza nei confronti di un futuro che, man mano, sembra rivelarsi sempre meno roseo.
Per ovviare a questa grave tendenza andrebbe fatta una profonda selezione nei confronti delle informazioni di cui si fruisce, evitando di andare in sovraccarico e di sentirsi sopraffatti da queste ultime.
I media stessi, dal canto loro, hanno senz’altro un grande potere.
Se da un lato è importante creare consapevolezza nelle persone, dall’altro è facile sfociare nel terrore e nel panico, creando confusione e ulteriore ansia nei fruitori del flusso di informazioni.
La paura non dovrebbe coinvolgere tutti gli utenti, per la maggior parte già sensibili e pronti ad agire per cambiare le cose nel loro piccolo, bensì diventare rivolta prevalentemente a chi ha il reale potere, sia esso politico o economico, per poter cambiare le cose.
Cosa possiamo fare per combattere il cambiamento climatico?
Il lavoro svolto dagli scienziati dell’Ipcc non si ferma solo ad illustrare le variazioni che toccheranno la società nei prossimi anni.
Un grande rilievo viene conferito anche all’importanza dei cambiamenti da attuare.
Si tratta di agire sull’economia, sulla tecnologia e sul modo di vivere stesso dei membri della società.
Viene anche proposto un programma, il Climate Resilient Development, che combina i piani di adattamento alle azioni da intraprendere per la riduzione dei gas serra.
“Tutta la società deve rispondere in questo momento. I governi e le aziende private devono agire, ma il cambiamento di stile di vita, le scelte, e anche l’impegno politico sono fattori importanti, che possono spingere a loro volta le istituzioni a fare quello che è necessario. L’azione in questo momento c’è, ma non è rapida. Ma agendo su tutti i livelli si potrebbero ottenere risultati migliori”, ha dichiarato Debra Robertrs, copresidente dell’Ipcc.